BACKGROUND

OTTO VON BISMARCK 

Franz von Lenback, Ritratto di Bismarck,
1890
Otto von Bismarck nasce nel 1815 in una famiglia di "Junker", nel palazzo di famiglia distante poche decine di chilometri da Berlino. 
Cosa significa essere uno "Junker", nel 1815?
Significa appartenere all’antica aristocrazia terriera, fare da pilastro per l’apparato burocratico e militare, saper andare a cavallo degnamente, fumare sigari pesanti, curare di persona gli affari nei propri possedimenti, preferire la semplicità della vita di campagna a quella frenetica di Berlino. "Junker" vuol dire conservatore, “portatore di una mentalità provinciale, difendere l’identità prussiana in cui gli "Junker" miravano a difendere la propria specifica identità sociale, e in tal senso giudicare pericolosa la prospettiva di un’unificazione nazionale” (da "Bismarck e la grande Germania", Giunti, 2004).
Eppure Bismarck, come evidenziato dall’analisi degli storici (tra cui Jean-Paul Bled in "Bismarck", Salerno Editrice, 2012), pur avendo ricevuto l’educazione di uno "Junker", pur affacciandosi nella sua attività politica con la coerenza dovuta alla sua classe di appartenenza, non esiterà a stringere la pace con i liberali e addirittura si alleerà con loro al fine di condurre e dominare il gioco politico.

Bismarck by Deda
Bismarck sa cogliere le opportunità che le diverse situazioni storiche gli offrono, cambia pelle a seconda delle circostanze, non ragiona su basi ideologiche: in questo consiste la cosiddetta "realpolitik". Molti hanno identificato la "realpolitik" come tratto distintivo di Bismarck ed è per via di una tale caratteristica che il già citato Jean-Paul Bled lo definisce “uno Junker rivoluzionario”.

Ancora oggi resta nella memoria dei tedeschi, e in quella dell’Europa, come il padre dell’unità della Germania, quell’unità che già nel 1862, nel discorso come Primo ministro di Prussia, Otto von Bismarck aveva stabilito fosse da raggiungere “non con discorsi, né con le delibere della maggioranza, ma col ferro e col sangue.”



INNOCENZO MANZETTI

Innocenzo Manzetti
Il valdostano Innocenzo Manzetti è uno scienziato e inventore nato nel 1826. Tra le sue invenzioni (che vi invitiamo a scoprire sbirciando nel sito del museo a lui dedicato: https://www.manzetti.eu/il-museo/), importante ai fini della "Musa Dimenticata" è l'automobile a vapore.
Guardando le foto e le cartoline d’epoca appare evidente che verso la fine dell’Ottocento, in Germania, il principale mezzo di locomozione in città era costituito dalla tradizionale carrozza o dalle tranvie a trazione ippica. Certo esistevano le locomotive e le biciclette, ma il più diretto concorrente della carrozza aveva già fatto il suo ingresso nella storia dei trasporti.
Sono gli ultimi decenni del secolo diciannovesimo infatti quelli più gravidi di scoperte e di invenzioni in questo campo, al punto che si susseguono i prototipi più disparati di auto elettriche, modelli alimentati a gas, veicoli con motore a benzina.
La tecnologia avanza a passo da gigante, e presto fa la sua entrata in scena la tranvia a vapore (la prima tedesca risale al 1877) e quella elettrica (inaugurata nel 1881 a Berlino).

L'automobile a vapore by Deda
Nel 1864 il valdostano Innocenzo Manzetti mette a punto la prima autovettura con motore a vapore a combustione interna. Dotata di quattro posti e di quattro ruote, a trazione anteriore, era in grado di circolare lungo le strade.
Come riportato sul sito ufficiale del museo Manzetti “la vettura attirò subito la curiosità e l’ammirazione delle persone che ebbero l’occasione di vederla circolare lungo le vie di Aosta.”
Per questo motivo abbiamo immaginato che un decennio più tardi un facoltoso commerciante abbia potuto sfoggiare uno dei modelli di Manzetti per le vie di Amburgo. 



LA LEGA ANSEATICA

La lega anseatica
La Lega Anseatica è un'unione delle città a scopo di monopolio dei commerci marittimi, risalente all'epoca medievale. La Lega non entra in gioco direttamente nella storia della "Musa dimenticata", ma fa parte del background storico.
Nel Basso Medioevo si unisce in alleanza un numero sempre maggiore di città marittime, portuali e mercantili, situate in un'area gravitante tra Mare del Nord e Mar Baltico, quindi per lo più tra Germania, Polonia, Danimarca, Svezia e zone limitrofe (anche se la sfera dei loro commerci sarà ben più vasta e il numero delle città alleate, tra cui saranno annoverate Napoli e Livorno, crescerà fino a sfiorare il centinaio). Queste città spesso prendono la denominazione di "città libere".
La denominazione "città libera" (freie Stadt) si riferisce comunemente allo stato di una città che gode di autonomia amministrativa, a livello fiscale, militare, commerciale. L'autonomia delle città della Lega viene limitata verso la fine del XV secolo.
Il porto di Lubecca by Deda
Ne consegue che la Lega, pur non essendo mai stata sciolta formalmente, è andata incontro alla decadenza a partire dal Cinquecento.
Nel corso dell'Ottocento Amburgo, Brema e Lubecca, protagoniste in passato della Lega Anseatica, come città libere fanno parte della Confederazione tedesca; successivamente entrano nell'Impero tedesco nel 1871. 
Ancora oggi Brema e Amburgo sono due dei sedici Länder tedeschi, ma anche Lubecca, pur facendo parte della regione dello Schleswig-Holstein, reca nel suo nome ufficiale una sensibile traccia del suo passato: Freie und Hansestadt Lübeck (città libera e anseatica di Lubecca).
Il senso e il significato della libertà è molto importante nella storia della "Musa dimenticata".


LUBECCA

Marktplatz by Deda
Lubecca, la "regina" della Lega Anseatica. 
Elevata da Federico II di Svevia nel 1226 al rango di "città libera", Lubecca è una città di solida tradizione mercantile, che tiene a battesimo la Lega Anseatica ed è sede ufficiale delle sue assemblee. 
Da qui, nel 1867, inizia la storia di Markus Hoffmann. Della città abbiamo scelto di rappresentare il Porto, alcune vie del centro e la piazza del Mercato (Marktplatz), con il Municipio (tra i più antichi della Germania) e la Chiesa di S. Maria. 

Lubecca venne pesantemente bombardata nel corso della Seconda guerra mondiale e il centro storico è stato per lo più ricostruito. Per gli ambienti pertanto ci siamo affidati alla documentazione dell'epoca: foto, dipinti, cartoline. 
Markus e Klara nell'orfanotrofio by Deda
L'orfanotrofio di Lubecca è un dettaglio storico di questa città che non è noto a tutti, ma che è importante nella storia della "Musa dimenticata".
Si tratta del più antico orfanotrofio della Germania. La sua costruzione venne decisa nel Cinquecento, in seguito a una carestia che aveva reso orfani molti bambini in città, e la struttura è rimasta attiva fino al 1929.
I ragazzi indossavano una divisa blu, le ragazze ne avevano una rossa.
Al piano terra c'era una grande sala (utilizzata sia come sala da pranzo, che come sala giochi o per scopi educativi) e altre aule adibite a classi.
Al primo piano si trovavano le abitazioni dei dipendenti e altre stanze (in cui si insegnava ai piccoli lavori manuali perché potessero trovare un mestiere), al secondo piano le camere da letto.
Gotthardt Kuehl è un pittore impressionista originario di Lubecca che nei suoi quadri ha lasciato testimonianza della vita quotidiana che si svolgeva tra le pareti di questo orfanotrofio verso la fine dell'Ottocento, ed è stato per noi prezioso nella fase di documentazione, assieme al materiale disponibile in lingua originale. 

Gotthardt Kueh, Lübecker Waisenhaus


AMBURGO 

Amburgo, seconda città della Germania per numero di abitanti, possiede due laghi artificiali e una fitta rete di canali.
Con un passato da protagonista della Lega Anseatica, entra nel Reich tedesco nel 1871 e nello Zollverein (unione doganale tedesca) nel 1888. Durante l'Impero vive un'esplosione demografica che la porterà nel 1925, con 1.079.092 abitanti, al settimo posto tra le città d'Europa (da Enciclopedia Treccani, voce: Amburgo).
La crescita economica dell'età bismarckiana è dovuta anche allo sviluppo dell'industrializzazione, relativa in particolare alle costruzioni navali. 
Per la documentazione, fondamentale è stato il volume "Stadt Bild Wandel", che raccoglie foto dei vari quartieri amburghesi relative all'epoca di riferimento. 



I QUARTIERI DI AMBURGO

Partiamo dal centro della città, in cui si trova la celebre Jungfernstieg, il tradizionale viale del passeggio amburghese.
Risale all'epoca medievale, quando all'inizio del Duecento fu progettata la diga dell'Alster, affluente dell'Elba. Questa lunga strada costeggiata dalle acque del canale risultò da subito perfetta per le attività commerciali.
E' stata la prima strada asfaltata della Germania (1838), qui è nato il primo centro commerciale della zona (1843-1881): il Sillem's Bazar.
Jungfernstieg by Deda
Abbondante la documentazione iconografica, che testimonia come questo viale sia stato eletto nel corso del tempo a luogo ideale per le passeggiate. Ancora oggi qui si trovano decine di negozi, ristoranti, hotel. 
Il suo stesso nome, letteralmente "la salita delle zitelle" (ma anche "la strada delle vergini"), allude all'usanza delle famiglie amburghesi di portare qui a passeggio le figlie da marito la domenica, perché si facessero vedere e potessero trovare un buon partito.

Jungferstieg, oggi


Lombardsbrücke
Amburgo è la città dei "Fleete", la fitta rete di canali lungo i fiumi Alster e Bille, affluenti dell'Elba.
Le guide ufficiali riportano 64 chilometri di canali (Fleete) e 2300 ponti che attraversano Amburgo.
Nel centro della città si trovano due laghi artificiali formati dal fiume Alster: il Lago Binnenalster (Alster interno, che lambisce la Jungfernstieg) e il Lago Aussenalster (Alster esterno), separati dai ponti Kennedy e Lombard.
Quest'ultimo, il Lombardsbrücke, è un antico ponte di marmo, la cui fisionomia si distingue dalle strutture metalliche utilizzate per i ponti successivi.
Il Lombardsbrücke è stato costruito a partire dal 1865 per sostituire la precedente struttura in legno, per questo lo rivedrete tra le pagine del fumetto tra le ambientazioni da noi scelte.

Lombardsbrücke by Deda 


Altona by Deda
Adesso ci allontaniamo dal centro della città per dirigerci verso il distretto occidentale: Altona.
Altona a partire del Seicento ha fatto parte della Danimarca, per entrare prima nel regno di Prussia e poi nella Confederazione tedesca del Nord, nel 1867.
Durante i tre secoli di amministrazione danese, rispetto ad Amburgo, ad Altona c'era maggiore tolleranza da parte delle autorità nei confronti delle minoranze etniche e religiose.
Per questo motivo, tali minoranze risiedevano di preferenza ad Altona e per questo motivo nel corso del tempo crebbe in questo distretto una grande comunità ebraica.
Nel secolo seguente il fulcro della vita ebraica si spostò verso il centro della città, in quello che ancora oggi è il quartiere ebraico di Grindelhof, dove si trova l'Università di Amburgo.

St. Pauli, 1830
Adiacente ad Altona è St. Pauli, lo storico quartiere del sesso e del divertimento (qualcosa di simile è la zona di Pigalle a Parigi). Affacciandosi il quartiere sul porto di Amburgo, in passato era meta obbligata di numerosi marinai di passaggio.
Caratteristici sono i St. Pauli-Landungsbrücken (i pontili di S. Pauli), i punti d'attracco per le navi e oggi luogo di partenza per i battelli che effettuano i giri turistici del porto.
A St. Pauli (il cui nome rimanda alla chiesa presente nel quartiere) si trova la famosa Reeperbahn, la "via dei cordai", nota per la prostituzione e la frenetica vita notturna.
Ancora oggi di notte si accendono numerosi locali sulla Reeperbahn: qui si organizzano concerti, spettacoli di burlesque, spettacoli teatrali, mentre la prostituzione si esercita in zone specifiche della via, posto che la zona, costantemente sorvegliata dalla polizia, è tra le più sicure di Amburgo.
St. Pauli e Altona hanno ispirato svariati film, uno dei quali interpretato da Sofia Loren e diretto da De Sica: "I sequestrati di Altona".
St. Pauli by Deda



IL  LAVORO MINORILE


Paul Charles Chocarne-Moreau: "L'opportunità fa il ladro"



In letteratura il lavoro minorile dell’Ottocento è rappresentato da personaggi famosi come "Oliver Twist" e "David Copperfield" di Charles Dickens o da figure meno note come i piccoli spazzacamini protagonisti di "Fratelli Neri" di Lisa Tetzner. In queste opere letterarie si riflette la dura realtà della condizione dei minori appartenenti alle classi disagiate, che avviavano i bambini anche molto piccoli all’attività lavorativa. Impiegati nei campi, nell’industria, in miniera, privi di tutele, malpagati e vessati in misura variabile a seconda delle circostanze e dell’ambiente di lavoro. Chi non ricorda "Rosso Malpelo" di Giovanni Verga? 

Il lavoro minorile, però, non è una realtà che inizia nell’Ottocento, come spiega PAULA BENEVENE (Il lavoro minorile: conoscere il fenomeno, Maggioli Editore 2008): "Il lavoro per diversi secoli è stato considerato una forma di prevenzione della devianza, soprattutto dei minori poveri o abbandonati. Un bambino impegnato in un'attività economica non rischiava di diventare un vagabondo o un fannullone o un ladro; allo stesso tempo imparava a vivere in maniera autonoma, senza dipendere in futuro dall'assistenza pubblica o privata. Per questo motivo il lavoro minorile era in realtà non solo tollerato, ma anche incoraggiato.” 

Al secolo Ottocento risalgono i primi tentativi di regolamentazione: “nel 1839 viene promulgata la prima legge in Germania per cui si vieta l'impiego dei bambini sotto i nove anni e si individua, prima del loro ingresso nel mondo del lavoro, un periodo da dedicare all'istruzione scolastica (AUGUSTO CIUFFETTI, Difesa sociale: povertà, assistenza e controllo in Italia: XVI-XX secolo, Morlacchi 2004)”. 

È il primo significativo passo di un processo che alla fine dell’Ottocento, e soprattutto nel secolo seguente, porterà il bambino lavoratore a diventare un bambino scolare. 


I POLACCHI NELLA GERMANIA DELL'OTTOCENTO


Aron Wozniak, dal primo volume della Musa dimenticata

Amburgo, come tutte le grandi città portuali, è stata un grande centro di emigrazione e immigrazione e nel suo porto, come risulta dalle “Liste dei Passeggeri di Amburgo” consultabili online, sono transitati milioni di europei tra metà dell'Ottocento e metà del Novecento. Gran parte dei passeggeri proveniva o era diretta in Europa orientale (Russia, Polonia, Austria-Ungheria, Romania). Nel secolo XIX il numero crescente dei polacchi nell'impero tedesco suscitò un sentimento ostile nei loro confronti, che portò alla deportazione ed espulsione di migliaia di polacchi con cittadinanza russa o austriaca (quindi non tedesca) tra il 1885 e il 1890. La deportazione suscitò numerose polemiche e diverse mozioni furono sollevate all'interno del parlamento tedesco a riguardo, proposte che non vennero accolte dal governo. Diverse perplessità furono avanzate anche dagli ambasciatori tedeschi all'estero, che temevano ritorsioni per esempio contro i coloni tedeschi in Russia. Difatti l'espulsione polacca contribuì a inasprire i rapporti tra Germania e Russia, nazione che in seguito si unì alla Francia in funzione antitedesca. 

Nella storia della "Musa dimenticata" il sentimento dei polacchi immigrati in Germania è rappresentato da Aron Wozniak, dal suo latente senso di inferiorità dovuto alle origini polacche e dal suo desiderio di integrarsi.


GLI EBREI NELLA GERMANIA DELL'OTTOCENTO

Theodor Ragner, dal primo volume della Musa dimenticata


Nella storia della "Musa dimenticata", Theodor Ragner, figlio di un ebreo e di una tedesca, mostra di avere le idee piuttosto chiare in proposito.


Diversi saggi storici cercano di approfondire questo argomento che assume a causa delle sue molteplici contraddizioni le caratteristiche di un vero e proprio ginepraio, tanto che il massimo cui si può aspirare è trovare nel coacervo dei dati e dei ragionamenti alcuni spunti utili per una riflessione. In "I soldati ebrei di Hitler" di BRYAN MARK RIGG (Newton Compton, 2015) si stima che in Germania siano stati celebrati tra Ottocento e Novecento migliaia di matrimoni misti tra ebrei e tedeschi; centinaia di famiglie di junker prussiani contrassero matrimonio con famiglie ebree e persino il cancelliere Bismarck sostenne i matrimoni tra la nobiltà e gli ebrei (op. cit., pag. 91). Questa realtà è il presupposto dell’esistenza dei cosiddetti mischlinge (“meticci”, “incroci”, “Ibridi”), termine che sotto il nazismo assumerà una connotazione negativa. Rigg si è interessato alla condizione dei mischlinge dimostrando, attraverso una ricerca durata nove anni, che decine di migliaia di uomini di origine ebrea prestarono servizio militare nelle forze armate tedesche nei due secoli precedenti Hitler e successivamente nella Wehrmacht del Terzo Reich (alcuni diventarono ufficiali di alto rango, col permesso del Führer!). In pratica nel XIX secolo “la maggior parte degli ebrei tedeschi era completamente integrata nella società e non viveva certo come un gruppo etnico separato. Questi mischlinge non si considerarono una minoranza fino a quando Hitler non li classificò come tali” (op. cit., pag. 13). L’opera di Rigg mette in luce un aspetto inedito della questione dei mischlinge: quanti di essi si consideravano ebrei? Quanti venivano percepiti come tedeschi dalla società tedesca? Quanti “si assimilarono alla società dominante per integrarsi, rinunciando alla propria ebraicità” (op. cit., pag. 22)? La risposta, come è naturale che sia, varia da individuo a individuo. 
Nella storia della "Musa dimenticata", Theodor Ragner, figlio di un ebreo e di una tedesca, mostra di avere le idee piuttosto chiare in proposito.



SYLVETTE DAVID, WALLY NEUZIL E LE MUSE DIMENTICATE 

Sylvette David

In occasione della pubblicazione del primo volume della "Musa dimenticata", Emy e Deda hanno detto durante la conferenza a Lucca 2017 come l'idea della storia sia nata leggendo un articolo su Sylvette David, una ragazza diciannovenne con la coda di cavallo che folgorò Picasso nel 1954. L'ispirazione fruttò più di quaranta opere realizzate in tre mesi, trascorsi i quali Sylvette si trasferì prima a Parigi, dove si sposò ed ebbe una figlia, e poi in Inghilterra: qui prese il nome di Lydia Corbett nel momento in cui cominciò a lavorare come artista e qui, nel Devon, a tutt'oggi vive e lavora.
I primi schizzi della Musa di Deda si ispirano pertanto alla diciannovenne Sylvette. 
Un'altra "musa dimenticata" dall'esistenza più breve e tormentata è quella di Walburga Neuzil, detta "Wally". Egon Schiele la conosce quando lei ha diciassette anni ed è già modella di Klimt. Dal 1911 al 1915 Wally è musa, amica e compagna di Schiele, una donna che resta al suo fianco anche durante la prigionia del pittore, accusato di aver stuprato una modella minorenne (l'accusa si rivela infondata). La lealtà di Wally verrà mal ripagata: Schiele si invaghisce di una giovane borghese, Edith Harms, e la sposa. Wally ed Egon non si incontreranno più: la "musa dimenticata" parte per il fronte come crocerossina e muore di scarlattina in Dalmazia nel 1915. Egon ed Edith, ammalati di spagnola, la seguiranno nel 1918. Un capitolo dedicato a Wally è presente nella graphic novel "Egon Schiele. Il corpo struggente" di Otto Gabos, Centauria edizioni. Volume edito nel 2018 che consiglio vivamente. 


EPITAFFIO DI SICILO



Il famoso "Epitaffio di Sicilo" è il più antico brano musicale completo di testo, risalente approssimativamente a 2000 anni fa. L'autore è anonimo e il fatto che il testo sia scolpito su una stele funeraria amplifica il significato dei versi:
Finché vivi, splendi.
Non affliggerti per nulla,
Dura poco la vita.
Il tempo esige il suo tributo.

Questa musica è cantata da un personaggio nel secondo volume della "Musa dimenticata".